Cronaca&Dossier: Luigi Tenco, cantautore troppo pericoloso

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  1. luigitenco
     
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    Ciao amore ciao: Luigi Tenco cantautore troppo pericoloso
    L’inchiesta sull’autore di “Ciao amore ciao” dimostra che nel delitto vi fu una pistola “assente” e un’inquietante pista sul mondo della musica
    Notizia prelevata da Cronaca&Dossier: www.cronacaedossier.it/ciao-amore-c...ppo-pericoloso/

    Nell’estate del 2006 la Polizia Scientifica consegna i resoconti sugli accertamenti svolti sia su quel che restava del cadavere di Tenco (autore della canzone Ciao amore ciao portata a Sanremo), sia sulla pistola del cantautore e sul biglietto ritrovato nella stanza 219. Ma prima che ciò accada, i media hanno già sentenziato da mesi con la parola “suicidio”, ribadendo un concetto affermato con troppa fretta e poca cautela dall’allora Procura di Sanremo. Nel 2015 quegli stessi media, dalla Rai all’Ansa fino ai principali quotidiani nazionali, invocano la riapertura del caso facendo notare le tante, troppe incongruenze, fra prove evidenti e un’intrigante pista che spiegherebbe il delitto.

    LE PROVE DEL DELITTO


    Walther PPK-L cal. 7.65.

    L’arma, prova regina
    Nel Verbale ufficiale del 27 gennaio la Polizia afferma di avere trovato, sulla scena del crimine, «un bossolo e un proietto». Alla riapertura del caso, nel 2006, la Polizia andrà alla ricerca del proiettile e del bossolo (venduto all’asta nel 1968) perché in grado di determinare l’arma che esplose il colpo mortale nel 1967. Troverà però solo il bossolo. Il proiettile, infatti, era già stato distrutto nel 2002 dopo che il nuovo proprietario (il terzo, in ordine di tempo) l’ebbe consegnato alla Questura più vicina per disfarsi di un oggetto ritenuto inutile. Analizzato su richiesta della Procura di Sanremo, la Polizia Scientifica determina che su quel bossolo vi sono i segni della Walther PPK-L 7.65 dell’autore di Ciao amore ciao. Grazie alla consulenza del prof. Martino Farneti, richiesta dagli autori della controinchiesta Le ombre del silenzio, si scopre invece che su quel bossolo vi sono i segni di una Beretta 70, arma che nulla ha a che vedere con quella di Tenco. Si tratta di un punto fondamentale per le indagini perché, se così fosse, ci sarebbero gli estremi per riaprire il caso come omicidio.

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    Beretta 70 cal. 7.65

    Il silenziatore
    Dalla consulenza del prof. Farneti emergono dei segni piuttosto marcati sull’impronta lasciata dall’arma che ha esploso il colpo mortale. Questi segni sono tipici dell’utilizzo di un silenziatore (che è usato soprattutto in ambito militare e nei delitti di mafia) giustificati dalle pressioni in gioco e dai meccanismi che intervengono per silenziare l’arma.
    A lasciare intendere l’uso di un silenziatore vi sono però anche gli esami istologici eseguiti al foro d’entrata sulla salma dell’autore di Ciao amore ciao nel 2006. La presenza di «particelle incombuste fino nella dura madre» (come scrive il Dott. Luca Tajana che eseguì l’autopsia) si verifica proprio con l’utilizzo di un silenziatore.
    Non esistono inoltre testimoni che quella notte affermano di avere sentito uno sparo che, se fosse avvenuto, sarebbe stato certamente udito considerando l’ora tarda e il silenzio in Hotel.


    Quella mano non sparò
    Dall’analisi Stub effettuata nel 2006, la Polizia Scientifica determina che sulla mano destra del cantautore (quella che avrebbe premuto il grilletto) vi sono soltanto due particelle di antimonio. Per la Polizia è la dimostrazione che a premere il grilletto è stato proprio l’autore di Ciao amore ciao. Invece la presenza di queste particelle è assolutamente normale se la vittima era nei pressi dello sparo.
    Al contrario, un solo elemento (l’antimonio) e non tre come di regola (piombo, bario e antimonio) suffragano ulteriormente la tesi dell’uso di un silenziatore, il quale ha la caratteristica di trattenere le particelle che fuoriescono dall’arma, dunque giustificando le esigue quantità.

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    Esempio accademico di foro d'uscita alla teca cranica.

    Le fratture anomale

    Nel 2006 il medico legale Dott. Tajana, che effettua l’autopsia su Tenco, individua una frattura all’altezza della mastoide destra (appena dietro l’orecchio). Secondo il Dott. Tajana è dovuta allo sparo e alla successiva caduta. Ma si tratta di una contraddizione rispetto all’ipotesi della Polizia Scientifica, la quale colloca Tenco in posizione da seduto al momento dello sparo, dunque con un impatto modesto. Tanto più se si considera che il cadavere dell’autore di Ciao amore ciao viene ritrovato a terra, su un tappetino di stoffa, che avrebbe altrimenti attutito la caduta. Invece la frattura si spiegherebbe più facilmente con un colpo inferto allo stesso Tenco da qualcuno alle sue spalle, al fine di tramortirlo e simulare il suicidio.

    LE RAGIONI DEL DELITTO


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    J.V. BORGHESE

    Nel 2008 gli autori del libro Le ombre del silenzio si imbattono in un’intervista molto strana a tale Giovanni Di Stefano, noto legale di Saddam Hussein e Slobodan Milosevic. L’avvocato parla di servizi segreti, codici trasportati da un Continente all’altro grazie a coperture possibili tramite uomini dello spettacolo. E parla di un golpe, quello dell’estate del ’66, in Argentina, che avvenne per spodestare il governo Illia anche con il supporto logistico di paesi come l’Italia grazie a un non precisato passaggio di informazioni riservate. Uno dei tramiti delle consegne dei codici sarebbe stato l’autore di Ciao amore ciao. Le prove sarebbero nel foglio matricolare del cantautore, dimostrante la mancanza di registrazione del suo viaggio in Argentina nel dicembre del ’65 ottenuto tramite favori militari. Per ricambiare la cortesia del permesso di recarsi in Argentina per fini musicali, Tenco si sarebbe prestato alla consegna.
    L’ipotesi è stata oggetto di verifica nel suddetto libro e, con stupore, i dati forniti da Di Stefano circa il foglio matricolare gli danno ragione, tanto più che l’intervista risale ad un periodo nel quale tale documento non era ancora di dominio pubblico. Come faceva Di Stefano a conoscere quelle informazioni? È il primissimo passo di una lunga indagine.

    «Due auto hanno tentato di buttarmi fuori strada»

    Nella seconda metà del 1966 è Luigi Tenco stesso a confessare al fratello e ad un amico che da qualche tempo c’è qualcuno che vorrebbe fargli del male. A novembre ’66 due auto avevano tentato di buttarlo fuori strada nei pressi di Santa Margherita Ligure. Da lì la decisione di comprare la Walther PPK-L 7.65, una pistola piccola da tenere in auto. Ma le minacce non avrebbero finito di inquietarlo. Due settimane prima di Sanremo di nuovo due auto a spingerlo fuori strada. Da quel momento ha molta paura, confesserà al Festival all’amico Paolo Dossena, tanto che chiede a quest’ultimo di portagli l’auto a Sanremo, preferendo così viaggiare in treno. Non è forse casuale che le minacce inizino in concomitanza con la decisione di lasciare il mondo della canzone perché «stanco di fare il pagliaccio su un palcoscenico», a detta dello stesso Tenco. Nel dire addio alle scene pare avesse intenzione di fare una conferenza stampa, così come poi trapelerà a Sanremo dopo l’eliminazione dal Festival. Ma se così fosse stato, perché minacciarlo tentando addirittura di ucciderlo? Alla domanda postagli da Dossena, Tenco risponde schietto: «Non lo so, non ho idea di chi possa avercela con me».

    Luigi-Tenco.-1

    Le carte riservate sul caso Borghese

    Nel 2013 gli autori della predetta controinchiesta sul caso Tenco pubblicano i risultati delle ricerche effettuate sulla documentazione esistente sulla vicenda Borghese presso gli archivi. Si scopre così che vari nomi presenti in quelle carte sono gli stessi che si trovano anche nella vicenda Tenco. È in quel contesto che si svelano gli interessi di soggetti appartenenti all’eversione di destra con l’Argentina, al fine di ottenere fondi per il golpe da attuare in Italia.
    Emerge il nome di un importante Generale chiamato in causa nella vicenda Borghese (e poi prosciolto) con la cui nipote proprio Tenco ebbe una liaison, il che giustificherebbe i permessi e l’espatrio “facile” in Argentina; il nome e i contatti, fra gli appunti del braccio destro di Borghese, di un militare che si occupò della leva di Tenco nel 1965. Ma soprattutto l’attenzione si concentra sui legami tra uomini di Borghese e l’apparato manageriale che permise a Tenco di andare in Argentina nel 1965, occupandosi della documentazione per partire e, guarda caso, con delega a cercare fondi proprio in Argentina intrattenendo rapporti con soggetti lì presenti.



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