Analisi di Vedrai vedrai

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. luigitenco60s
     
    .

    User deleted


    Analisi da parte di Ross F. :

    Possiamo dire, partendo da un discorso puramente musicale, che Vedrai, vedrai è la canzone piu’ bella di Tenco? Ammesso che si possa stilare una lista di canzoni piu’ o meno belle?
    Qualcuno direbbe si, qualcun altro magari ne preferirebbe un’altra ecc…per vari motivi….a seconda dei gusti….
    Una cosa è però certa: è la canzone stilisticamente più perfetta che conosca.
    Sarebbe quasi riduttivo parlare semplicemente di canzone, essendo un capolavoro senza tempo e in assoluto. Merita perciò un discorso a sé.
    Mi scuserete se sarò un po’ enfatico ed esagerato, e partirò un po’ da lontano.

    La canzone, in generale, è figlia indiretta del lied tedesco, prende qualche tinta dall’opera lirica e dalle romanze da salotto, ma del lied ha la forma.
    Il lied è una composizione di breve durata, compita, solitamente per canto e pianoforte, che nell’800 con Schubert, Schumann, Brahms ha avuto il suo massimo sviluppo. Per sua natura ha un carattere intimista, e musica e testo interagiscono fortemente più che in qualsiasi altra forma musicale. La struttura è semplice e bipartita (in genere): strofa, una parte centrale più espressiva, ripresa della strofa e parte centrale, coda conclusiva (strumentale).
    Vedrai ,Vedrai è strutturata così: è il tipico esempio di un lied perfetto.
    E’ l’unica canzone di Tenco (che sappia io) in cui l’accompagnamento è affidato esclusivamente al pianoforte, con l’eccezione di una chitarra, mi pare, ma poco influente.
    Mi tocca dire una cosa però: dovrò scindere l’analisi in due parti ben distinte, il canto e l’accompagnamento cioè. In questo caso, infatti, rifacendomi alla versione ufficiale che vede Ruggero Cini al pianoforte, non posso sapere comunque se le note al pianoforte (che saranno importantissime, come vedremo) siano di Tenco o di chicchessia. Ma ritengo che abbia tutto questo un’importanza relativa, in quanto il carattere della melodia richiede quasi esclusivamente questo tipo di accompagnamento, secondo me.

    La canzone è in DO minore, tonalità cara a Tenco, ma, dopo una breve introduzione strumentale di una battuta, Tenco slitta al IV grado di DO minore, cioè FA minore, come se riprendesse un discorso in precedenza interrotto. E anche la melodia ha questo carattere (Quando la sera..): ascende con una breve scaletta di quattro note, creando una sospensione che poi si risolve ridiscendendo, toccando per la prima volta il DO minore. Di seguito ripropone la stessa scala modulando temporaneamente a MI bemolle maggiore (una specie di apertura “serena”). Le prime quattro battute sono fatte e ci si aspetterebbe una banale ripetizione: invece Tenco sceglie di arricchire per altre quattro battute la forma di questa strofa, che ha il carattere, ci tengo a sottolinearlo, di un recitativo operistico vero e proprio, discorsivo, in cui cioè, la melodia è in continua variazione, non sono previste allitterazioni, o “motivetti orecchiabili”, ma è mantenuta una certa cantabilità. Mentre il pianoforte si limita a sottolineare con qualche accordo ben distribuito la melodia stessa. Ma, attenzione, non è un accompagnamento fine a se stesso: vi è sempre con l’uso di qualche calcolata dissonanza, un breve arpeggio, una contromelodia, un’attenzione particolare a sottolineare le tensioni e le distensioni, che la melodia porta con se. Sicuramente è tra gli accompagnamenti più perfetti e affascinanti delle canzoni di Tenco. Si noti ad esempio in “come fossi un bambino” (batt. 7) come l’accordo sia delicatissimo e profondo, e successivamente, in “che ritorna deluso”, quell’arpeggio di nona sia al contrario fortemente drammatico (quasi tragico, direi). A sancire ancor di più l’andamento recitato di questa strofa “sì lo so che questa” si apre con un accordo imprevisto, di nuovo FA minore, dopo quella benedetta nona posta sul V grado di DO, che richiederebbe un quasi inevitabile ritorno a DO (si chiama cadenza evitata). E qui la melodia si permette per la prima volta una progressione, cioè una ripetizione. Per progressione si intende (lo so, rischio di essere il professorino di turno, ma è per capire) la ripetizione modulante (che cambia tonalità) o di un giro armonico o di una frase melodica: che potrebbe procedere all’infinito…. es.: Les feuilles mortes.
    In dieci battute, come vedete, abbiamo già una certa complessità: l’ascoltatore, quasi, non richiederebbe altro da una canzone: l’ho già detto per Ciao Amore.
    Infatti Tenco ci illude ancor di più terminando questo lungo recitativo con la tonalità di impianto, come a sancirne la fine.
    Mai sospetteremmo quello che verrà poi.
    Quel che prima non aveva quasi ritmo, ma era un lungo elenco di ricordi spezzati, di sogni infranti, con queste continue riprese, accordi tenuti, fraseggi melodici frammentati e distensioni, ora diventa una pura espressione dello spirito, di una liricità che non ha precedenti, e non ne avrà più neanche in Tenco, ma nasce quasi per caso. Il ritornello, infatti, non sembra nemmeno atteso. Si sviluppa in FA minore, che non è, lo ripeto, la tonalità di impianto della canzone, cioè quella che abbiamo in testa. Ma qui diventa per forza il principio di un’altra cosa, sottolineato dal pianoforte che espone una ritmica eguale, duine che si ripetono accoppiate nella mano destra. C’è qualcosa di più struggente che prende corpo.
    “Vedrai, vedrai” (il ritornello) è creato sulla progressione “stile veneziano” che ci aveva tanto colpito in Ciao amore. Lo stesso giro di accordi, ma questa volta interrotti, per non cadere nel melodrammatico, passo falso che ritroviamo invece in “Serenella” la cui progressione è stesa per intero con l’aggravante di una linea melodica tra le più “facili” e scontate per questo tipo di armonia.
    Non a caso Tenco ne diede poi una versione più vibrante o se vogliamo più accorta.
    Con questo tipo di progressione si possono creare, ed è il caso di Vedrai, vedrai, delle concatenazioni di settime di seconda e quarta specie (es. seconda specie: RE-FA-LA-DO; quarta specie: DO-MI-SOL-SI). Senza l’uso delle settime non avremmo, ve l’assicuro, la stessa emozione, cioè, se ci limitassimo ad eseguire questo ritornello con gli accordi semplici (FA-LAbemolle-DO, SIbemolle-RE-FA, MIbemolle-SOL-SIbemolle) l’intero giro armonico cadrebbe quasi nello scontato.
    La progressione s’interrompe appunto a “forse non sarà domani” mentre il basso crea un pedale armonico di dominante ovvero anticipa la nota fondamentale dell’accordo sul quinto grado (SOL) mentre l’accordo della mano destra è diverso (una sesta, resa ancor più complessa dall’aggiunta di due note di passaggio cromatiche).
    Lo so, sto diventando terrificante, ma è grazie a quest’ultimo passaggio che avvertiamo un’irresistibile tensione drammatica (da opera, appunto) che culminerà sull’ultima sillaba di “cambierà”: un momentaneo DO min. su cui il pianoforte scarica in crescendo tutto il pathos fin qui accumulato, con una frase melodica di crome piuttosto tormentata (RE, MI bem.,SI nat.,DO, RE, MI bem, MI nat., SOL).
    Ma non è ancora abbastanza: nell’arco della stessa battuta quel DO mi. diverrà DO magg. con settima (una leggera forzatura armonica, licenza poetica) e con il massimo trasporto si arriva finalmente a FA min (vedrai, verda-a-i) per la ripresa appassionata del ritornello.
    E’ un’iperbole di emozioni, laddove si era partiti quasi in sordina, solo con qualche accento ma subito smorzato. Ma non scade mai nel pateticismo.
    E’ solo il meraviglioso risultato (e tra i più palpitanti) di un meraviglioso ragazzo che aveva mille cose da dire e in questa canzone le dice tutte. E che aveva anche le corde giuste per farlo!
    L’ultimo “vedra-a-i”coincide, come ho detto, con la ripresa del ritornello, FA min ma con nona di II specie . La nona è rappresentata dal SOL che è anche la nota da cui parte, al pianoforte, una contro-melodia (SOL-LA-FA-MI-RE) supportata, per ogni nota, da relativo accordo di rinforzo.
    Una curiosità che riguarda questa frase: è praticamente identica alla Pavane di Ravel (la seconda frase, dopo quella introduttiva) E’ solo una curiosità, e dovrà rimanere tale. Non si può parlare di plagio…non me lo sogno neanche.
    Dirò che questa melodia è facilmente richiamabile all’orecchio di chi compone se abbiamo un giro armonico così, a partire dalla nona. Non è neppure l’unico caso.
    Siamo a “non so dirti come e quando” ; la tensione si smorza a poco a poco, ritornano le duine al pianoforte, mentre la melodia del canto ha un’ultimo brevissimo fremito con un salto di quarta ascendente (ma vedrai che cambierà) sul” ve-drai”, poi una scaletta discendente fino a DO, a determinare in maniera semplice la fine del ritornello.
    Abbiamo con questa conclusione la prima calata certa in DO min.,che sappiamo dall’armatura in chiave (tre bemolli) essere la tonalità d’impianto della canzone quando ricordiamo come fosse incerto stabilirlo all’inizio laddove anche il ritornello era in altra tonalità(FA min.).
    Faccio notare che il gioco fra le due tonalità (I e IV grado cioè Fa min. è IV di DO min perché posto sulla quarta nota della scala di DO), così come tra i due semplici accordi, sia una costante nelle canzoni di Tenco. E’ come un sego di estrema apertura, di liberazione.
    Un esempio per comprendere: appare evidente in “Un giorno dopo l’altro” nel passaggio da “…la stessa vita” a “e gli occhi intorno cercano…” che infatti è il passaggio tra I e IV grado.
    Il sacrosanto approdo a DO min.dopo tanto peregrinare attorno a FA, in questo caso, indica piuttosto l’inverso. Quasi un senso di rassegnazione, di inevitabile ricapitolazione o, se preferite, uno struggente ritorno a casa.
    Il seguito è una riproposizione integrale di tutta la canzone dove nella prima parte (la strofa) troviamo toni un poco più affettati, accelerati. Al pianoforte anche gli accenti sono meno prosaici; sforzati e smorzati più intensi.
    Meno lirismo espressivo e armonie più sporche, a volte accordi simili a “cluster”. E poi, ancora, dissoluzioni armoniche, se posso dirlo, come carezze stanche.
    Anche l’interpretazione, inutile dirlo, dovrebbe essere meno classica di prima bensì un tantino più vaga, quasi“jazzistica”.

    L’unica altra versione di Vedrai, vedrai (l’unica che riesco a tollerare) che vede Tenco al pianoforte dal vivo non si distacca formalmente da questa ma il tono di controllata classicità diventa il punto di forza.
    Gli accordi, è vero; sono più semplificati, il tempo è incredibilmente dilatato, ma ne trascende una misteriosa rarefazione in cui ogni accordo così come ogni singola nota è sapientemente calibrata a trasmettere un’intensità senza fine. Anche i silenzi prendono corpo e fanno parte del contesto.
    Riducendo noi ad un profondo silenzio.
    Sono davvero pochi a riuscire in questo.
    In parole più semplici Tenco ci mostra, con quest’ultima prova, che attraverso una depurazione da tutti quegli arricchimenti stilistici e complesse armonie ma mai fini a sé stesse, si può anche giungere (solo lui può farlo) all’essenza della canzone.
    E la pura essenza di Vedrai, vedrai non è altro che intensità espressiva al quadrato.
    In conclusione la versione più nota tende ad una classicità della musica, partendo dalle strette analogie col Lied o più semplicemente col repertorio musicale romantico, scardinando finalmente quella divisione tra musica cosiddetta colta e musica popolare (canzoni).
    Con buona pace di certa critica purista che sorriderebbe all’idea di associare un Tenco ad uno Schumann.
    Ma qui non abbiamo più barriere strutturali o ideologiche.
    Vedrai, vedrai è fuori dal tempo perché, nel suo genere, è musica assoluta senza farne necessariamente una questione di qualità e basta.
    Il gesto passionale di Tenco in questa canzone si rivela troppo potente per essere etichettato in questo o quel repertorio.
    Mi verrebbe da dire che una cosa come questa doveva essere scritta, prima o poi; non importa da chi o quando.
    Vado oltre: mi sentirei in colpa se a questo mondo non ci fosse Vedrai, vedrai.


    “Non sanza fatigha si giunge al fine” G. Frescobaldi
     
    Top
    .
11 replies since 11/2/2007, 10:22   11633 views
  Share  
.